“I miei vini messaggeri di felicità, amore e rinascita”


Il percorso professionale e umano di Valentina Tamborini giovane manager di successo.

Incontrando le “donne del vino” si ha la fortuna di scoprire universi che vanno al di là del vino e della vite. Si compie un viaggio interiore e intrigante che si rinnova di calice in calice. È il caso di una donna, Valentina Tamborini, che attraverso la sua “collezione” di pregiate etichette, ha un’ambizione: condividere con gli altri il desiderio di vivere questa vita in modo più gioioso, aiutandosi l’uno con l’altro.

“Quando avevo 5 anni volevo diventare profumista, poi c’è stato un periodo durante il quale mi sarebbe piaciuto fare la pilota di Formula 1. Quindi, alle Medie sognavo di diventare hostess. Hostess perché amo viaggiare, pilota per la mia passione per la velocità, e in seguito anche profumista perché ancora oggi, se chiudo gli occhi, mi lascio trasportare dagli aromi del bosco, della pioggia appena caduta, del profumo di rododendro montano, all’interno di una dimensione olfattiva che mi conduce all’infanzia con mia mamma che ci portava a cercare funghi o a raccogliere i frutti di bosco”.

Ma oggi Valentina non ha un negozio di profumi, non porta un casco e non indossa la divisa da hostess: ha imboccato altre strade. “Sì, a un certo punto della mia gioventù, in famiglia si parlava molto di Vallombrosa, di creare una struttura ricettiva che valorizzasse la tenuta, culla del Merlot; mi iscrissi pertanto alla Scuola superiore alberghiera e del turismo di Bellinzona e al corso di sommelier”. Dopo la prima arricchente e impegnativa esperienza nel front office al famoso hotel 5 stelle “Savoy Baur en Ville” di Christina e Manfred Hörger, Valentina lavora anche al “Principe Leopoldo” di Lugano per due anni con un altro grande direttore Maurice Urech. Esperienze che formano il carattere, ma Valentina sentiva la necessità di crescere ancora, di studiare e nel 2008 frequenta con successo l’Università degli studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (www.unisg.it) creata da Carlin Petrini, fondatore del movimento Slow Food. Importante sottolineare che la giovane studentessa aveva già le idee chiare e la tesi di laurea (“Progetto di rivalorizzazione della vitivinicoltura ticinese piantando degli interspecifici Piwi”) anticipava diversi progetti che poi Valentina realizzerà tra il 2013 e il 2017, piantando vitigni interspecifici nel nuovo vigneto Vallombrosa 3 e collaborando con i viticoltori di Malvaglia, Apollinari e Bollani.

Nonostante questo impegnativo cammino formativo e la richiesta del papà Claudio di entrare in azienda, Valentina non si sente pronta, vuole migliorare ancora il suo bagaglio professionale: “Si fa esperienza fuori dal nido se no, non impari a volare”. Per cui nel 2012 si reca in Toscana per la sua prima vendemmia all’estero nell’azienda Marchesi Mazzei Castello di Fonterutoli e nel 2013 vola davvero in direzione Australia, nella Barossa Valley. Non fa a tempo a ritornare a casa, che Valentina lavora finalmente nell’azienda di famiglia e con molta umiltà passa dall’imbottigliamento al raccolto nei vigneti, e poi in cantina anche a svinare. “Volevo iniziare dal basso e questi tre anni di full immersion mi hanno fatto capire che cosa significhi davvero fare il vino. Non significa degustare il vino agitando il bicchiere, fare vino significa anche grande fatica. Devi avere un legame empatico con la terra, con i vigneti, con i tuoi collaboratori, per fare in modo che il tuo progetto abbia il successo desiderato”.

Quindi lei è più istintiva o tecnica? “Tutte e due. Devi essere tecnica perché devi essere professionale, ma devi anche avere un istinto, un sesto senso che, uniti alla creatività, danno al vino quel valore aggiunto e quell’emozione che ti distingue”.

Le esperienze vissute da Valentina, unite a tenacia e determinazione, danno i frutti quasi subito con le intriganti micro-vinificazioni della linea Valentina Wine Collection. Il “Credi” nasce nel 2013, in 350 bottiglie (oggi 100% Cabernet Franc, all’inizio con un 10% di Merlot). Il “Vivi” nasce nel 2017 (1'000 bottiglie) ed era 90% Johanniter e 10% Viognier, oggi 100% Johanniter. “Volevo delle vinificazioni in purezza, ma in Cantina non erano pronti, oggi sì”. Da ricordare anche che il rosé “Osé”, primo progetto realizzato al di fuori della linea di Valentina, che è la sintesi di una bella sinergia tra due generazioni (Claudio e Valentina, padre e figlia); progetto che ha dato vita a un nuovo vino, con una nuova vinificazione ispirata ai grandi rosati della Provenza, nuova etichetta e nuovo packaging. Altro progetto di successo è stato il Passo di Tambo, un vino corposo ottenuto appassendo le uve del vitigno Merlot, vinificate poi in stile Valpollicella Ripasso.
 
Ma torniamo ai vini da meditazione, che Valentina vuole messaggeri di un intero universo interiore. “Sì, perché grazie a questo vino cerco di trasmettere i miei valori. “Credi”: realizza i tuoi sogni, “Vivi”: cogli ogni attimo di questa vita con gioia”. Ma un vino può aiutare a vivere con gioia? “Non solo. Un vino può avere gli stessi poteri di un talismano, che ti dà la forza per credere nei tuoi sogni o per ricercare la gioia. Chi acquista i miei vini, sceglie di vivere un’esperienza meditativa, riflessiva che magari lo aiuterà a percorrere un percorso introspettivo”.  Sembrerebbe che in ogni bottiglia fosse racchiuso un frammento della sua vita. Ma non è che alla lunga non la esaurisca, non la porti a ripiegarsi su sé stessa, quasi gelosa di questi valori in bottiglia?

“No, assolutamente. Forse anche grazie ad alcune esperienze che mi hanno fatta crescere ed evolvere, oggi desidero davvero condividere questi valori; il bello di mettersi in gioco, di creare e realizzare, di cadere e rialzarsi e a volte ricominciare è come rinascere”.

Non a caso Valentina ha scelto come simbolo della sua linea la “Fenice”, il mitico uccello che rinasce dalle proprie ceneri, producendo un vino dal nome davvero emblematico: La Rinascita. Segno che Valentina dopo un impegnativo percorso formativo, professionale e soprattutto interiore è rinata? “Sì, dopo i trent’anni sono riuscita a concretizzare i miei progetti, i miei sogni, riuscendo a essere una donna impegnata nel mondo del vino e che è riuscita a condividere i valori e i successi di una grande famiglia, ma anche di ritagliarsi una posizione ben precisa, connotata da voglia di innovazione e concretezza”.
Il viaggio “mistico” quindi si chiude: credi, vivi e rinasci. E nel futuro grandi novità… sulle “Ali della felicità”. Ma non sveliamo altro…


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